A proposito di Davis – Recensione

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A proposito di Davis

A proposito di Davis – Recensione

I fratelli Coen,  Joel ed Ethan, sono tornati al cinema con “A proposito di Davis” uscito nelle sale cinematografiche italiane il 6 febbraio. Siamo nella New York degli anni Sessanta, nel Greenwich Village e il film ci riporta all’epoca in cui operava il cantante folk Dave Van Ronk, chiamato nella pellicola  Llewyn Davis.

Vincitore del Gran Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes 2013, il film dei fratelli Coen si aggiudica non solo delle ottime critiche, considerando questo uno dei migliori capolavori dei due registi, ma anche varie nomination ai premi più famosi del cinema, tra cui le nomination agli Oscar per la fotografia e il sonoro.

 Oscar Isaac, Carey Mulligan, Justin Timberlake e John Goodman sono gli attori principali di A proposito di Davis.

Accompagnati dalle canzoni dell’ artista che ha ispirato la pellicola e artisti come Bob Dylan e A.P. Carter, il film ci porta alla scoperta del mondo folk e nella vita di Davis, che rimasto solo dopo la morte suicida del suo partner musicale, tenta disperatamente di trovare il successo da solista. 

I primi secondi del film sono accompagnati dalla canzone Hang Me, Oh Hang Me che  Oscar Isaac, nei panni del protagonista, interpreta, live come tutte le altre canzoni per cui non è stato usato il playback per dare un tocco più reale alla scena, facendo percepire allo spettatore da subito un senso di malinconia per qualcosa che è cambiato e che ci verrà spiegato più in là nel corso della storia e quasi trasportandolo in una sedia di quei famosi bar dell’epoca. Ed eccoci infatti nel Gaslight Cafe pronti a vivere una settimana con il nostro artista folk.

Davis nonostante i suoi sforzi non riesce ad ottenere il successo che spera con il suo nuovo album da solista e, tra i ricordi per il suo amico scomparso, il riparare gravidanze inopportune, divani che lo “ospitano” un po’ ovunque, procede nella sua disperata ricerca di qualcosa di migliore, qualcosa che lo salvi dalla povertà. Il clima è gelido a New York in quel periodo e spesso vediamo il nostro protagonista provato dalle sfide che deve affrontare, ma ciò nonostante Davis tenta una nuova strada, quella che lo porterà a Chicago di fronte a Bud Grossman per un’audizione.

Compagni di viaggio sono John Goodman e il suo “valletto” Garrett Hedlund, senza dimenticare la figura del tenero gatto portato in giro che ci dà una silenziosa visione degli ambienti che lo circondano. Questo dà una buona parte di tenerezza e sorrisi alla pellicola drammatica, assieme ai continui litigi con Jean Berkey (Carey Mulligan) e a qualche nota ironica di Davis.

Quando neanche l’audizione di fronte al famoso discografico va a buon fine, Davis si sente sopraffatto dalla delusione, si sente un perdente che con il suo carattere acido, provocatorio e menefreghista non riesce ad sfondare e comincia a rinunciare alla musica per lavorare e guadagnare qualche soldo. Per qualche strano scherzo del destino o per il suo caratteraccio neanche in questo caso riuscirà a risollevarsi e ci ritroveremo così con lui nel solito bar a sentire di nuovo quella canzone iniziale Hang Me, Oh Hang Me che sembrava l’inizio di tutto, in realtà arriviamo alla fine di quel triste viaggio.

Con l’abilità e la passione per la musica dell’epoca ( utilizzata in altri contesti) e con il loro humor, i fratelli Coen si esibiscono in un’opera complessa partendo dall’ispirazione per Van Ronk e procedendo con una visione totalmente libera del personaggio. Per quanto sappiamo il vero “Davis” non aveva neanche la patente, era appassionato di storia e politica, era carismatico e nel 1985 ha vinto il Premio Tenco alla carriera. Difficile pensarlo del Davis dei Coen, ma si va avanti con il loro punto di vista, partendo da quel disco Inside Dane Van Ronk trasformato in Inside Llewyn Davis. 

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