Sotto una buona stella – Recensione

Sotto una buona stella – Recensione

Ritorna la simpatia di un grande attore e regista della commedia italiana, Carlo Verdone con “Sotto una buona stella” dal 13 febbraio al cinema.

Federico Picchioni (Verdone) è un broker di successo che all’improvviso si ritrova ad affrontare un grave scandalo finanziario che lo porta alla disoccupazione. In più, viene a mancare la sua prima moglie e non potendo più far fronte alle spese di mantenimento dei giovani figli, Lia, che è anche madre, e Niccolò (Tea Falco e Lorenzo Richelmy), decide di ospitarli nella propria casa dove convive con la compagna, Gemma (Eleonora Sergio).

Federico è combattuto tra la delusione che ha dato ai propri figli in passato, e per cui non riesce a imporsi con loro oggi, e la rabbia della compagna che non accetta la situazione che si è venuta a creare. Da qui il nostro protagonista, tra scene intense e sketch comici, si vedrà di fronte alla realtà familiare da cui era scappato tanti anni prima. La sua vita cambia radicalmente e nonostante l’abbandono di Gemma si ritroverà a riconquistare il rapporto con Lia e Niccolò e a dare spazio ad un amore nuovo e una vita nuova.

Ad accompagnare la comicità di Verdone abbiamo una sempre più brava e simpatica Paola Cortellesi, che interpreta Luisa Tombolini, vicina di casa del nostro protagonista Federico.

stella

Sotto una buona stella

Una coppia vincente per un film che sbanca i botteghini. Ricorrente sta diventando il richiamo alla crisi che sembra proprio non dare tregua al pubblico italiano, ma che comunque riportato sul grande schermo riesce a strappare ancora sorrisi, lasciando da parte i vecchi e volgari metodi che hanno invaso la comicità italiana negli ultimi anni, per dare spazio alla semplicità e ai vecchi valori di una volta. Nel viso del noto attore e regista romano si vedono ancora quelle espressioni che l’hanno reso celebre, tra tenerezza e ironia, che per anni hanno fatto divertire gli spettatori.

Ma l’ispirazione come sempre Verdone l’ha presa dalla realtà quotidiana; i suoi più famosi personaggi daltronde sono nati prendendo spunti da persone reali e questa volta il tema reale su cui si concentra è la precarietà dei giovani. La fragilità, l’insicurezza sul loro futuro, l’allontanamento forzato dalla propria città, tutti quei temi di oggi che spinge inoltre il regista a volersi circondare proprio di quei giovani di cui narra. La denuncia alla società c’è e si sente forte proprio dalla bocca di una giovane attrice come Tea Falco che recita ” Non è un paese per giovani” riuscendo a riportare l’amarezza e la mancata speranza di una ventenne di oggi. (Un personaggio che, cambiando argomento, mi ha ricordato un po’, nei modi e nella parlata, il personaggio di Ruggero).

Verdone non fa pesare allo spettatore i temi seri che affronta, ma li riporta con quelle battute e mosse esilaranti che lo caratterizzano. Ritornando alle origini, Verdone, con la Cortellesi al suo primo lavoro con il regista romano, ridona dignità alla comicità italiana regalando una bellissima pellicola al suo pubblico.

 

 

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